La fascite plantare è una sindrome dolorosa molto comune, ma la sua esatta eziologia rimane ancora oscura. La diagnosi è essenzialmente clinica, sulla base dell’anamnesi e dell’esame fisico. Prove di laboratorio ed esami di imaging complementari possono essere utili per le diagnosi differenziali. Il trattamento è essenzialmente conservativo, con un alto tasso di successo (circa 90%). L’essenza del trattamento conservativo è un programma base di esercizi da fare a casa per allungare la fascia plantare. Le indicazioni per il trattamento chirurgico sono necessarie solo quando i sintomi persistono senza un miglioramento significativo, dopo almeno sei mesi di trattamento conservativo.

Nella stragrande maggioranza dei pazienti, il trattamento conservativo senza intervento chirurgico è sufficiente per consentire un miglioramento del sintomo doloroso. In letteratura, alcune serie di casi hanno raggiunto dei tassi di successo in seguito al trattamento conservativo della fascite plantare che vanno dal 73% al 89%. Il trattamento conservativo deve essere diretto verso la riduzione del processo infiammatorio. Inizialmente, può essere consigliato un breve periodo di riposo, accompagnato da farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) da quattro a sei settimane.

Recenti studi hanno sottolineato che la prima linea di trattamento conservativo dovrebbe comprendere un programma a domicilio di esercizi per allungare la fascia plantare. Il protocollo tradizionale prevede esercizi di stretching ed esercizi di contrazione eccentrica del tendine di Achille, entrambi eseguiti contemporaneamente con lo scopo di allungare la fascia plantare.

Possono essere utili come forma complementare al trattamento delle solette realizzate su misura o pronte all’uso (commerciali), con una struttura in grado di accogliere e sostenere per l’arco longitudinale mediale, nonché con un rilievo nella zona del tallone in modo da ridurre la pressione portante, a condizione che ciò avvenga in collaborazione con il programma di esercizio domiciliare a base di stretching per la fascia plantare. Tali solette dovrebbero essere fatte con materiale morbido (in particolare silicone, micro schiuma, feltro, Plastazote®️ o simili) Si raccomanda anche di utilizzare le solette ogni giorno per diversi mesi. Possono essere montate all’interno delle calzature del paziente.

La riduzione del livello di attività fisica è importante per tutto il periodo di trattamento conservativo. Le persone che lavorano in piedi per più di 8 ore al giorno tendono a presentare i risultati peggiori, con questo tipo di trattamento. E’ prassi prescrivere dei cicli di fisioterapia formale di tipo analgesico, tramite l’applicazione locale di ultrasuoni e ionoforesi. Se il paziente non risponde a questo tipo di trattamento, la possibilità di immobilizzazione dell’arto in uno stivale che è rimovibile per camminare (“boot walker”) può essere offerto per circa sei-otto settimane.

Un piccolo numero di pazienti che non raggiungono un sollievo soddisfacente dai loro sintomi dolorosi attraverso il trattamento conservativo di cui sopra, può trarre vantaggio dall’utilizzo di un tutore notturno. Il principio di questo tipo di trattamento è quello di mantenere la fascia plantare allungata per tutto il periodo di riposo notturno, dato che la caviglia è posizionata in dorsiflessione mentre il paziente dorme.

Le infiltrazione di steroidi possono occasionalmente produrre sollievo temporaneo dal dolore in molti pazienti. Tuttavia, il suo uso indiscriminato può dare luogo a complicazioni, quali sofferenze della fascia soprattutto plantare, e un serio rischio di lesioni permanenti al tessuto adiposo plantare attraverso la sua sostituzione con materiale fibroso, portando ad atrofia muscolare e aggravando ulteriormente i sintomi. Così, il vantaggio fornito dalle infiltrazioni di corticosteroidi in pazienti con fascite plantare rimane una questione controversa.

La terapia con onde d’urto è apparsa di recente come una nuova tecnologia applicata come mezzo di trattamento conservativo per la fascite plantare. Il principio coinvolto in questo metodo consiste nell’applicazione di onde d’urto potenti allo scopo di promuovere la guarigione del tessuto infiammato della fascia plantare. Alcuni studi senza gruppi di controllo hanno dimostrato risultati molto diversi di successo clinico, con tassi di soddisfazione che vanno dal 56% al 94%. La raccomandazione corrente prima di indicare un trattamento con onde d’urto è la presenza di dolore cronico (di durata superiore a sei mesi) e la resistenza ad almeno tre dei seguenti tipi di trattamento conservativo: i programmi di fisioterapia, le solette, i farmaci non steroidei anti-infiammatori (FANS) e le infiltrazioni locali con corticosteroidi. Le controindicazioni per questo tipo di trattamento includono l’emofilia, una coagulopatia, fattori neoplasici.

Dopo i vari tipi di trattamento descritti e presentati in precedenza, Wolguin et al. hanno raggiunto la completa risoluzione del dolore sottocalcaneare nel 82% dei loro pazienti, mentre il 15% presentava ancora dei sintomi dolorosi dopo una durata media del follow-up di 47 mesi, anche se il dolore residuo non ha causato alcuna limitazione nelle loro attività della vita quotidiana o al lavoro. Dopo questo programma di recupero e di cura, solo il 3% dei pazienti ha continuato a presentare dolore, limitante le loro attività abituali.